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1° classificato del liceo Einstein di Rimini, vincitore Iacopo Mori classe 3°E

VIAGGIO SENZA RITORNO
E le tue rive bianche come le nubi, triangolari, curve come gonfie vele;
cerco di catturarle per l’ultima volta, perché sulla barca c’è spazio
solo per i ricordi.
Confondo il frusciare delle onde e il vento fra le fronde dei pini.
Il tempo è scandito dal ritmo dei pensieri, così tanti, eppure in
apparenza tutti vani.
Sollevo i piedi dal tepore della sabbia che le onde si rubano a vicenda;
poi il freddo, e una raffica, si riaprono gli occhi e i capelli si
agitano. La mente stanca segue gli impulsi del corpo che, però, non è
più mio. È del vento; una vela mossa da ciò che le sta attorno, un
oggetto leggero, libero, ma in balia degli elementi, dai quali si può
solo far guidare.
E tu, frusciante atmosfera materna, culla delle memorie del mio passato,
non sarai rinnegata, né dimenticata, ma sostituita dal mare aperto,
pronto per essere riempito di esperienze, non sogni.
È momento di lasciarci per l’ultima volta, uno sguardo a te e uno
all’orizzonte; poi uno oltre il tempo, dove solo l’acqua mi può portare.
Inspiro e mi scuoto, un piede segue l’altro, la barca non è distante, ma
il futuro è ignoto. Monto sullo scafo e prendo in mano il presente;
guardo passato e poi futuro, buio, ma attraente.
Si gonfia la vela, la brezza mi culla e il timone si agita; passano ore,
miglia, ma la terra è ancora lontana, e non c’è più tempo di guardarsi
alle spalle.
Le nuvole si fanno dense e il vento più forte, ma la barca procede; e il
mare si increspa, ma io lo assecondo, le onde si fanno più alte, ma io
le fendo; un’onda più grossa, le vado addosso, un’onda anomala, accelero.
Ogni sforzo è inutile contro un muro che non si sbriciola; non puoi
andargli incontro, perché anche l’acqua sfuggente, quando è troppa,
diventa pietra.
Poi, però, ricordo; ricordo di te, delle tue rive, dei tuoi pini, della
tua sabbia; e il mare si placa. La barca è ferma al vento, risalgo e
riparto; poi di nuovo burrasca, ma io guardo oltre, dove le onde sono
lente e il vento cortese, mi aggrappo a questo per superare il presente,
ma senza dimenticare le lezioni del passato.
Grazie a te, mite culla dell’infanzia, e a te, burrasca in mare aperto;
grazie per darmi e avermi dato la forza di oltrepassarvi e dirigermi
verso un nuovo mondo.
Perché da questo viaggio non c’è un ritorno.