I luoghi del canto dell’amore
Ridolfi: Siamo i custodi di un grande patrimonio conoscenze e documenti legati al Poeta ed alla sua vita
MARRADI – Recanati sta a Giacomo Leopardi come Marradi sta a Dino Campana. Due paesi stretti intorno al loro poeta. E se Recanati già vive da tempo una sorta di simbiosi, convertita poi in flussi turistici di grande spessore, Marradi ci sta arrivando. La “Campana-mania” è scoccata sull’onda del film “Un viaggio chiamato amore” presentato al Festival del Cinema di Venezia e in programma in questi giorni nelle sale cinematografiche di tutta Italia. La vicenda passionale ripresa da Michele Placido che ha per protagonisti l’autore dei Canti Orfici, interpretata da Stefano Accorsi, e Laura Morante (Sibilla Aleramo), è stata descritta come la più tormentata del ‘900. Una buona credenziale. Di forte impatto, che oltre al poeta ha fatto emergere l’uomo. Ed è proprio intorno al Campana intimo, personaggio che va oltre la letteratura, che sta nascendo un fenomeno inaspettato, di massa. Vedere cosa si nasconde dietro i suoi scritti ermetici “della visionarietà”, curiosare tra le pieghe ora terribili, ora recondite della sua vita privata, dall’infanzia trascorsa tra i monti, agli studi compiuti al Liceo Torricelli di Faenza e alla facoltà di chimica di Bologna, fino alla morte nel manicomio di Castelpulci, diventa fulcro di una curiosità estremamente intrigante e morbosa, contagiosa come un virus che paralizza la sua figura nell’immaginario collettivo. Se al cocktail si aggiunge la forza di un amore tanto disperato quanto folle, ma possibile, vissuto tra locande e polverosi viaggi, l’uomo diventa personaggio unico, tra i migliori. Roba insomma da negozietto di gadget: magliette con scritti i suoi versi, poster, gagliardetti, fotografie con riproduzioni dell’autografo. Ecco allora prendere corpo una vasta campagna di riscoperta già avvertita negli ultimi decenni, ma che solo ora, grazie anche al film potrebbe prendere il volo. Tutto ruota attorno al Centro Studi Campaniani “Enrico Consolini” di cui è presidente Rodolfo Ridolfi. E’ qui che si è rivolto anche Michele Placido per la stesura della fiction cinematografica. “Siamo i custodi del grande patrimonio di conoscenze e documenti legati al poeta – afferma Ridolfi – nella nostra sede c’è la più vasta raccolta di reperti campaniani oggi esistente, e qui giungono vari progetti che lo riguardano. Dopo il film – sul quale a Marradi c’è però chi ha qualcosa da ridire, soprattutto in merito ai luoghi, non originali, e al fatto che Placido avrebbe dovuto rendere Accorsi maggiormente somigliante a Dino, più robusto – è palpabile un diffuso interesse che bisognerebbe cogliere per allargare i nostri orizzonti, rendendo così giustizia a Campana, uomo colto e non solo poeta pazzo”. Insomma il momento è propizio per trasformare davvero Marradi nella Recanati del Mugello, coinvolgendo, possibilmente, anche la figura di Sibilla Aleramo. I presupposti ci sono tutti. La casa dove visse il poeta Si vorrebbe che il comune acquistasse l’edificio di via Pescetti, al di là del fiume Lamone dove abitò Campana, e che venisse trasformato in museo permanente. La casa natale nel quartiere “L’inferno” non esiste più, andò distrutta durante la guerra. La rassegna editoriale Il Centro Studi Campaniani è da qualche tempo anche Casa Editrice e ha iniziato una collana di pubblicazioni sul poeta molto ambita. Si va da “Campana dal vivo”, comprendente scritti e testimonianze sulla vita e sulla poesia, ai “Canti Orfici” ristampa anastatica dell’edizione del 1914; da “Il più lungo giorno” manoscritto del poeta ad “Artisti per Dino Campana” e cartoline celebrative, vasta rassegna di pittori e scultori ispirati dallo scrittore marradese. Il ritratto di Campana E’ l’unico dipinto ad olio esistente, opera di Giovanni Costetti, che ritrae il poeta quando era ancora in vita nel 1913. Dopo travagliate vicende è stato acquistato dal Centro studi e costituisce un reperto di forte richiamo. Il convegno internazionale “O poesia tu più non tornerai: Campana moderno”. E’ il titolo del convegno internazionale di studi su Dino Campana che si svolgerà il 25 e 26 ottobre nell’aula magna del Rettorato e a Palazzo Torri a Macerata, in collaborazione con l’Università della città marchigiana, Facoltà di lettere e filosofia, dipartimento di ricerca linguistica, letteraria e filologica, con importanti rappresentanti del mondo accademico e culturale mondiale. La musica Bruno Lauzi sta lavorando ad un grande progetto musicale, centrato sullo studio della ciclicità del verso campaniano. Se andrà in porto sfocerà in un’opera per orchestra da veicolarsi nei più importanti teatri. E’ di qualche anno fa invece il brano “Dino Campana” del cantautore Massimo Bubola dove si narra di un poeta “che non voleva la pace e non voleva la guerra, solo gettare quel ponte tra l’infinito e la terra…” Il premio istituzionale Il Centro studi campaniani è stato incluso tra i candidati per il “Premio Poesia 2003” assegnato dal Consiglio dei ministri a chi più di ogni altro si è distinto in ambito nazionale nel settore specifico. Il pianoforte E’ appartenuto a Dino Campana il pianoforte di Pape Gurioli, jazz man far i più apprezzati attualmente in circolazione. La documentazione relativa all’acquisto, avvenuto nel 1947, da parte del padre di Pape, presso il fratello di Dino, Manlio, è gelosamente custodita nel piccolo museo del Centro studi. Aspetti biografici inediti e cimeli La raccolta marradese vanta numerose curiosità del poeta: dall’atto di nascita, alla prima edizione dei “Canti Orfici” stampata in mille copie, ciascuna delle quali oggi ha un valore che si aggira sui 5mila euro; dalla foto di classe, alla moneta da 20 centesimi, in circolazione tra il 1908 e 1922 con l’effige di Sibilla Aleramo. Molte altre iniziative sono allo studio, come quella di convertire in “Marradi Campana” il nome del paese, già proposta nel 1988 da Ridolfi quando era sindaco, ma che riuscì solo ad ottenere la dicitura posta sotto il cartello segnaletico “Marradi paese natale di Dino Campana”. Il poeta di una sola opera è ad un passo dalla consacrazione, come lui solo Giuseppe Tomasi di Lampedusa, l’autore del Gattopardo vi è riuscito.
IL CORRIERE DI ROMAGNA 22 settembre 2002
Francesco Donati